CISL FP Vicenza. Sanità pubblica: part time negato e gli operatori se ne vanno altrove!
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Stipendi non adeguati al caro-vita, carichi di lavoro eccessivi e stress, ma non solo: tra i motivi che spingono molte lavoratrici ed operatori del comparto ad uscire dalla sanità pubblica vi è anche una cronica difficoltà a conciliare lavoro e vita privata.
Sono, infatti, accettate meno di un terzo delle richieste! Per la precisione in Aulss 8 Berica la sensibilità è maggiore, nonostante nel 2023 le domande presentate fossero 394 e le concessioni inferiori di molto alle richieste, nel 2024 un accordo sindacale sottoscritto dalla Cisl ha permesso di aumentare la quota part time fino al 30% dei dipendenti, consentendo cosi di rispondere a tutte le richieste delle lavoratrici. E in Aulss 7 Pedemontana? Solo 51 su 165.
È evidente che, in un settore dove la presenza delle donne lavoratrici è particolarmente significativa, questo rappresenta un importante elemento di disincentivo in un momento storico in cui proprio una migliore conciliazione tra vita professionale e personale è in cima alle priorità dei lavoratori, come evidenziano anche le recenti rilevazioni condotte dal Centro Studi Cisl Vicenza.
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Troppo poche risultano essere anche le concessioni in corso d’anno, per situazioni d’emergenza in cui comunque registriamo una attenzione e sensibilità in Aulss 8 concesse, al contrario dei molti dinieghi alla Aulss7. Il risultato è che molti lavoratori e lavoratrici finiscono per prendere altre strade: il fenomeno riguarda un’ampia categoria di professionalità: infermieri, ma anche operatori socio sanitari, tecnici di laboratorio, tecnici di radiologia, educatori professionali, ostetriche, fisioterapisti, dietisti; e ancora logopedisti, ortottisti e assistenti sanitari, assistenti sociali.
La sanità fa sempre più fatica a reperire non solo medici, ma anche queste figure che sono essenziali per il funzionamento di un ospedale e in generale di un’azienda socio-sanitaria. Per tutte oggi le alternative non mancano: molti scelgono di lasciare il pubblico impiego per lavorare nel privato, dove appunto è più facile ottenere la conciliazione, ma c’è anche chi si apre la partita iva, soprattutto nel caso degli infermieri questa è una tendenza recente ma sempre più diffusa. In questo modo però cresce il malcontento tra i lavoratori e la sanità pubblica si impoverisce di competenze e risorse qualificate. Inoltre per chi rimane crescono ulteriormente i carichi di lavoro e lo stress, creando un ulteriore disincentivo a restare. Si sta creando un circolo vizioso che occorre spezzare.
C’è un tema normativo, perché alle aziende socio-sanitarie è consentito assumere una nuova risorsa ogni tre part time concessi previa autorizzazione regionale, e questo è chiaramente un punto a sfavore, così come c’è un limite legato allo sforamento teorico del tetto economico per le assunzioni senza contare che, se tutti i part time dovessero chiedere di rientrare a tempo pieno il sistema non reggerebbe, ma oggi la sanità pubblica ha ben altri problemi: fatica ad essere attrattiva.
Come Cisl FP Vicenza chiediamo con forza di aprire un dialogo proprio sulla conciliazione. Troviamo il modo per migliorare la qualità di vita dei lavoratori e delle lavoratrici, sarà più facile in questo modo trattenere professionalità essenziali ed essere attrattivi verso i giovani.
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